La giornata inizia con un oscuro presagio. I miei vecchi stivali preferiti slittano pericolosamente sul fango mimetizzato dal brecciolino, mentre con una sapiente bracciata in aria riesco a mantenere l’equilibrio e a salvarmi da una caduta rovinosa. Raggiungo con passo melmoso l’aula verde di Torvergata (che prende il nome dal colore della tappezzeria delle sue sedioline corredate da un angusto tavolino), dove mi attende un’avvincente lezione di Storia Moderna.
Mi siedo in prima fila insieme alle tardo-secchione come me, lasciandomi alle spalle lo stuolo di ventenni annoiate con i capelli lucidi, le unghie fatte e le scarpe pulite. L’incalzante scalata al potere di Napoleone che prende corpo dall’illuminata bocca sul podio é inversamente proporzionale alla mia attenzione, che lentamente scivola sui colori del telo per le proiezioni, dove rivivo le angoscianti emozioni della puntata di The Walking Dead della notte scorsa.
Finché, una voce metallica dall’altoparlante, preceduta da una timida sirena, annuncia con marcato accento romanesco: “Attenzione Attenzione. Si prega di mantenere la calma e di evacuare l’edificio.”
Tre delle opzioni più probabili che mi vengono in mente sono:
- L’invasione degli Zombie (altamente probabile).
- L’apocalisse (incerta).
- Napoleone redivivo che torna per risollevare le sorti dell’Italia (impossibile).
Al minaccioso avvertimento che si ripete in loop, tutti gli studenti si dirigono lenti verso l’uscita e,dissimulando il panico in una distaccata ed estranea tranquillità, invadono il piazzale antistante il bar. Nessuna nuova notizia arriva a togliere dai visi il pallore spettrale. Girando come una pazza a cercare un’amica perduta, e ansiosa di conoscere la verità, mi avvicino ad un gruppetto di ragazzi sul vialetto di Lettere e chiedo loro cosa è successo.
” Ma gnente, gnente…”, mi fa quello alto con la coppola scozzese, posizionata ad hoc per nascondere l’incipiente calvizie. “È che abbiamo fatto troppo fumo….”
Subito mi appare l’immagine di questi 4 studenti fuori corso che si imboscano in un’aula a farsi le canne. L’unica ragazza del gruppo ciancica la gomma con la bocca aperta e mi guarda inespressiva. Interviene allora quello basso, con il pizzetto e la bocca storta a risvegliarmi dalla visione con una concitata e rumorosa spiegazione:
“Che stai a penzà? È che stavamo a fà un esperimento di CHIMICA ed è venuto fuori troppo fumo, e stavamo proprio sotto er rilevatore de fumo… Je l’abbiamo provato a dì, ma ormai l’allarme era già scattato”.
Mentre quello mima con foga l’accaduto, mi accorgo che gli studenti nei paraggi vengono attratti da quel racconto e si avvicinano flemmatici verso di lui, con gli occhiali da sole inforcati e le bocche semiaperte.
Era come pensavo, altro che incendio.
Sono arrivati gli Zombie pure a Roma.
Brava come al solito!!! e coraggiosa per l’ università s’ intende!!
Lalu
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