L’arte di imbucarsi

La ragazza dal tailleur blu navy alla reception ci guarda dietro i suoi occhiali griffati con una fissità assente, condita da due labbra rosse appena socchiuse che le conferiscono un’aria al limite fra demenza giovanile e bionda sensualità .

Ce la possiamo fare. L’impresa è titanica: riuscire a sfondare la coltre di mistero che avvolge la Nuvola di Fuksas, il Centro Congressi inaugurato l’anno scorso dopo una gestazione quasi ventennale, irrivabile al comune cittadino che voglia ammirare cotanta opera architettonica.
I miei sacri ospiti emigrati dal Veneto a Bruxelles per un futuro migliore, dopo aver visitato i maestosi monumenti della Città Eterna, hanno espresso il forte desiderio di tentare l’impossibile: conoscere l’altra faccia della Capitale, la modernità realizzata dall’architetto di grido. Non me la sono sentita di deluderli, cosí ci siamo lanciati nella metro B per spingerci fino all’Eur e intraprendere la tracotante impresa.
Nel Centro Congressi oggi c’è un Forum su non so cosa e Flavio, condottiero della spedizione, avanza un piano diabolico: imbucarci spudoratamente all’evento, sperando magari di svoltare il pranzo e un discreto stato di ebrezza al buffet.
Nonostante i loro posti di prestigio alla Commissione Europea, i miei ospiti che varcano l’entrata della Nuvola sono vestiti da turista medio: calzoncini corti, t-shirt con alone sub- ascellare e abbronzatura color rosso fuoco, regalata il giorno prima da un giro completo intorno al lago di Castel Gandolfo in ore improbabili.
Intorno a noi sta un esercito di giacche e cravatte, che ci guardano minacciosamente schifate.
-Buongiorno- , dice con il suo accento del Nord il temerario del gruppo alla biondina scemotta, – vorremmo accreditarci per la convention.
Un silenzio prolungato fa eco alla richiesta. Dopo attimi interminabili si accende la vocetta di lei:
– Si….Per quale azienda?

Mentre vediamo il nostro sogno allontanarsi inesorabilmente lui, Flavio, il capo della nostra congiura ai danni del Comune di Roma, gioca la sua ultima carta. Sfoderando il suo migliore sorriso le fa, con l’inconfondibile parlata: -Beh signorina, metta ‘Commissione Europea’ .
Allora quella, senza colpo ferire, digita veloce tasti sul computer che sputa, dopo qualche secondo, dei cartellini bianchi dove troneggiano le nostre credenziali.
E cosí, complici della deficienza della ragazza in tailleur alla quale dio non distribuí gli stessi talenti del mio caro ospite, entriamo vittoriosi in mezzo ai completi grigi nel bianco ovattato dell’inaccessibile edificio, a gambe nude e ascelle pezzate, con tutta l’autorevolezza del nostro badge con su scritto il nome della nostra azienda: Meta Commissione Europea.

Citazione

Elezioni Usa

Che dire? Almeno Madonna si è risparmiata milioni di blow jobs…

Miserere in do minore

“David Bowie che sei nei cieli, perdonami perché ho peccato”, sussurro con la testa tra le mani, rivolta agli innumerevoli santini del duca bianco che costellano la mia libreria. Mi sembra quasi che la foto in bianco e nero sull’ultimo ripiano mi strizzi bonariamente l’occhio, quello azzurro, come per dire “C’mon babe, let it out!”. Così prendo coraggio per l’amara confessione e mi inginocchio, metaforicamente però, perchè ho un ginocchio quasi fottuto. Continua a leggere

Non ti vedrò mai più perchè ti ammazzerò

Lo sapevo che non gli dovevo rivolgere la parola, a questo principiante della Ryanair. Voglio solo finire quel genio di Bukowski in pace, per questo mi limito a centellinati sorrisi di circostanza. Ma quel rachitichello over 40 niente, continua a sperare di fare colpo raccontandomi di Londra.

Quando batte le mani al suono della tromba che esulta l’atterraggio in anticipo, lo sto quasi per insultare, ma mi trattengo perché in fondo mi fa pena. Strategicamente, allora, ma solo per farmi tirare giù la valigia sovrappeso, gli dico due sillabe a caso e quello attacca con fare orgoglioso che è stato un giorno e mezzo in vacanza, per la prima volta nella sua vita, a L’ Ondra. Pivello.

Ma il punto più alto lo raggiunge al controllo passaporti quando, col sopracciglio alzato e una presunta aria sexy, mi fa: “Comunque tu sei uguale a Laura Pausini, lo sai, sì?”. Faccio un respiro profondo, gli occhi a fessura e rispondo: “Ah. Quindi sono un cesso”. E me ne vado, senza neanche ucciderlo.

 
Nota: Il titolo di questo post è tratto da Pulp, Charles Bukowski, ed.Feltrinelli, 2003, pag. 122
 

 

 

 

 

Tanto è uguale

Con gli occhi gonfi e i capelli arruffati, sull’attenti di fronte alla porta di casa, il mio studente aspetta le 9 in punto per suonare il campanello, in preda alla sua mania ossessivo-compulsiva dello spaccare il secondo. Mi trova con il trucco alla Alice Cooper, traccia evidente di una nottata di bagordi e di uno struccante poco efficace, mentre faccio sparire furtivamente la colazione non ancora consumata per mancanza di tempo. Continua a leggere

L’amore al tempo dei Millennials

San Valentino a San Lorenzo, il Santo patrono dei fattoni. Dopo aver schivato gli spacciatori in piazza che mi promettono ogni genere di paradisi artificiali, mi imbatto in una coppia di giovani del terzo millennio. Hanno circa 50 anni in totale, e avanzano come fossero un corpo unico, con quattro gambe e due braccia. Le altre due sono avvinghiate al corpo dell’altro, per sostenersi a vicenda su un instabile e umido marciapiede che sembra scivolare via come un tapis roulant. Continua a leggere

Povera Italia

Si aggira intimorito tra gli alti scaffali della libreria, ma non osa toccare nemmeno un volume.  Talvolta solleva la scoppola marrone per detergere quel fastidioso rivolo di sudore che scende dal monte della pelata fino a sfociare nel mare della fronte, scura e rugosa. Le ultime novità editoriali ammiccano maliziosamente, vestite da fascette sgargianti che, coprendo titoli vergognosi,  incoronano le copertine patinate come rivelazioni dell’anno.  Continua a leggere

Estremismi Radical

‘RadicalChic’ è un termine abusato, nowadays. Nonostante ciò, e dopo tanto cercare, non trovo parola più azzeccata per definire il locale in Pigneto Street, nella Williamsburg romana. Le cameriere del sabato sera con l’aria distratta dispensano menù scritti rigorosamente con il font più sputtanato del momento, quello rassicurante e sbarazzino che inorridisce di fronte  agli amanti irriducibili del vetusto Times New Roman. Il proprietario si aggira fra i tavoli con il sopracciglio alzato, impreziosito da una goccia di sudore che tradisce un’ ansia crescente per la sua congenita incapacità nella gestione di flussi incontrollati di hipsters. Continua a leggere

Happy Xmas (World is over)

Entra nell’ingresso semibuio di casa mia con passi lunghi che si catapultano nel soggiorno. Neanche mi guarda quando afferma con aria distante “ Ti sei fatta più scura.” Allibisco. Non oso chiedergli come sto. Troppa paura del suo giudizio, sta troppo avanti. Lui è l’unico uomo della mia vita che si accorge istantaneamente del più infinitesimale cambiamento dei miei capelli, sempre. Qualità rara, in un maschio. Potrei sposarlo, peccato che andrei in galera perché ha dodici anni e non ho tempo da perdere in chiacchiere tricologhe, dato che domani lui ha il compito di inglese e dobbiamo studiare. Continua a leggere

Parigi-Roma

Di ritorno a casa, aeroporto di Orly. Il mio lui è isolato e completamente assorto nei dritti e rovesci nel suo smartphone, orecchie inglobate nelle in-ears e occhi che seguono il suono ipnotizzante della pallina gialla da destra a sinistra e da sinistra a destra. Non sa cosa si sta perdendo. Davanti a me, due esemplari di homo di Borgatardenthal, maschio e femmina sui trent’anni, con terzetto di prole al seguito. Le tute acetate dalle quali si intravedono le fattezze del loro corpo sono strette in vita da un oggetto tipico di due decenni fa, il marsupio, che avevo sentito essere ormai proibito da tutti gli armadi del mondo. Si guardano intorno sperduti, in questo spazio aeroportuale che Marc Augé definì “non luogo”.

La coppia è intenta a facebookkare i post di “RomaFaSchifo”, ridendo sguaiatamente di un video che ritrae uno zingaro beccato sul fatto mentre tenta di arrampicarsi alla finestra di un imprecisato terzo piano con l’intento di rubare.

I commenti spaziano da espressioni strutturate tipo: “Anvedi Ahò”, fino ad arrivare ad esclamazioni sintetiche ed incisive come “Phòòò!” e “Sééééé!”.

Al termine del filmato, l’esemplare donna si fa scura in viso, come attraversata da un improvviso pensiero: “Amò, oh, comunque ce dovemo proprio avé quarcosa en faccia eh! Ogni vorta che pijamo l’aereo succede qualcosa ar controllo”.

Lui la guarda simpateticamente e si rabbuia a sua volta.

“C’hai raggione tesò.ma che te pare che nun hanno fatto passà à pistola der regazzino? Àmo beccato proprio ‘o stronzo, semo popo sfigati! No ma poi perché nun devi fa passà a pistola? L’amo presa a Eurodisni!”

Si volta allora verso il maggiore della triade e, con aria compassionevole, mentre quello si lobotomizza sul tablet senza curarsi dell’amore paterno, gli fa:

“Bello de papà, quando arivamo a Roma te la ricompra papà a pistola, a papà. Meno male che nun t’avemmo comprato pure a spada, sennò ce tojevano pure quella!”.

Per questa agghiacciante storia, ringrazio Elena Italiani, alias Italianipocket, la facilitatrice di vita più cool di Parigi. Se andate in quella splendida città, contattatela, e fatevi fare un autografo sulla sua guida Parigi low cost, edita da Rizzoli. Non ve ne pentirete!