Il mio studente preferito ha l’aspetto di un piccolo lord, col suo ciuffo biondo ordinatamente ondulato a sinistra e i lineamenti delicati e puri di un’adolescenza embrionale, ancora lontana dalle pustole rosse che presto ne deturperanno il viso.
Il giovane, che qui chiamerò col nome fittizio di “Dexter” per tutelarne la privacy, mi ascolta con occhi attenti e immobili, mentre gli racconto le guerre che infestarono l’Europa di Carlo V nel Cinquecento. Con un piano-sequenza girato con la steadycam, descrivo i conflitti tra cattolici e protestanti, insistendo sull’elemento sanguinoso e citando con encomiabile precisione tutti i protagonisti dell’epoca. Nel frattempo, con i neuroni liberi che restano, mi si accende una luce rossa in testa che mi ricorda lampeggiando di aggiungere alla lista della spesa la passata di pomodoro per fare il ragù.
E giungo finalmente alla fine del capitolo.
“Dunque Dexter, alla fine Carlo V rinuncia al suo progetto imperiale e con la Pace di Augusta del 1555…”
“Posso farti una domanda?” interrompe serio.
“Certo. Spara!” sdrammatizzo con un sorriso, temendo un quesito difficile che affondi nelle piaghe delle mie lacune storiche.
“Ma se uno fa un incidente con la moto e gli si stacca la testa di netto, muore sul colpo o la testa continua a pensare?” domanda con assoluto candore, passandosi l’indice sul collo per indicare la linea esatta che disegna la dipartita dal collo.
“….Ne riparliamo quando studieremo la Rivoluzione Francese. Adesso vai. E basta guardare il Telegiornale, che poi non dormi la notte. Meglio The Walking dead, fidati.”