Le stelle del Tuscolo

A mezzanotte precisa, avvolti dal 90% di umidità, lui ed io fuggiamo dalle luci artificiali per guadagnare un posto in prima fila e godere della pioggia di stelle nel palcoscenico naturale del Tuscolo.

Nel buio intatto evitiamo a stento gli sporadici avventori buttati per terra con coperte di fortuna, finché un’illuminazione viene a salvarci: la mini-torcia di decathlon a euro 3.99, dimenticata in tasca, ci permette di raggiungere l’albero maestro che domina i Castelli, felici.

Ma il gruppo di giovani troppo vicino a noi turba questo quadretto bucolico. L’anfiteatro naturale si trasforma prestissimo in una sala cinematografica dove viene proiettato l’ultimo film dei Vanzina.

I grilli in formazione da battaglia nulla possono a confronto del leader dei giovinastri, che si cimenta in ricreazioni estemporanee di improbabili mash-up alla chitarra scordata, accostando canzoni di chiesa a classici della canzone italiana. Tra quelli più degni di menzione, mi piace citare “Piccolo travellone” e l’inno “Osanna”, rivisitato con bestemmie creative, passando per “Nella vecchia tromberia ia ia o…C’è tu madre… C’è tu nonna…”

D’improvviso, la strisciata di una stelle cadente oversize strappa un lunghissimo “OHHHHHHHH!” a tutti i presenti.

Il silenzio emozionato che segue viene subito rotto da un rumoroso fragore corporale che proviene dal pischellame alle nostre spalle.

“Aho ma che c’hai il morbo di parkinson anale?”, domanda uno, probabilmente studente di neurologia intestinale

Il mio lui mi guarda, mi sorride e sussurra: “Se solo potessi ammazzare questi qua, sarebbe tutto perfetto”.

Il mio score della serata: 7 stelle cadenti, innumerevoli poeti.

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Photos: Marco Di Donna

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