Al mercato del lunedì

“Sò 10 euri chicca!” mi dice sorridendo il tipo sdentato del banco al mercato, porgendomi 4 pesantissime buste di frutta e verdura che io, con un moto surrealista, trasformo in pesi utili per l’allenamento quotidiano, bilanciandole a destra e sinistra e scostandole più possibile dal corpo, così i muscoli delle braccia lavorano meglio. Mentre mi faccio strada tra la moltitudine degli avventori in cerca di qualche affare (che, sappiatelo, non troverà, i fasti del mercato Grottaferratese sono finiti da tempo), davanti a me si para una coppia madre/figlia assai nota nel ridente paese, di cui giammai farò il nome in questa sede. Lei, la figlia, un personaggio mitico, del quale si raccontano storie di ogni sorta fin dai tempi delle medie, è avvolta in un vestito troppo stretto ormai per il suo fisico sulla via del declino, ed ha la testa bassa sul cellulare e lo sguardo vagamente ebete di sempre, con la bocca leggermente aperta che legge muta il contenuto di un messaggio. Quando le passo accanto ho un timore quasi reverenziale, perchè lei per me è come la Fenice, una pioniera, la regina del Corso che fu. Beh, quando le passo accanto, la sento leggere un sms con tono molto serio alla madre, che continua a camminare indifferente e rassegnata: – “Co sto emmesseesse te vojo dì che sei popo na ragazzina e che nun ste stimo popo”. A capito mà? Ssso sssrrronzo! Ma mò jaaa faccio pagà….-
Drammi personali condivisi in famiglia. Mi sono quasi commossa.

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