15 marzo

Cammino con passo militare da piazza Venezia verso largo Argentina, attraverso via delle botteghe oscure, e la posizione dei sampietrini, schierati come soldati, con un’insolita perfezione, mi colpisce e mi inquieta, tanto sembrano nuovi.
C’è uno davanti a me che parla da solo, vestito di bianco, con una bella pelata lucida e una corona di capelli che gli incorniciano la testa. Ha il passo svelto e qualcosa di oscuro da nascondere. Non resisto e lo seguo, lo shopping può attendere. “Hai visto, sono ancora qui!” dice beffardo ad un vecchietto decrepito che gli si avvicina con un uccellaccio sulla spalla.
“Sì, ma oggi non è ancora finito…” risponde cupo l’altro. Il nostro alza la mano destra con gesto deciso, gli mostra il suo imponente dito medio, mentre con l’altra si gratta furtivamente le parti basse, prima di ricominciare la sua corsa verso una meta a me ignota.
Quando arriva a largo Argentina, scompare tra la folla di turisti. Lo cerco alla Feltrinelli, a teatro, da rosso pomodoro, ma nulla. Sparito.
Mi affaccio allora sulle rovine della curia di Pompeo ed eccolo lì, tra le lattine di coca cola, le buste di plastica e gli ombrelli rotti, che va dritto verso un punto preciso. Improvvisamente, sbucano una ventina di uomini dai ruderi che, senza troppi problemi, lo circondano e gli danno una bella pugnalata a testa, così, tanto per gradire. Lui si accascia con stile e, guardando dritto negli occhi un giovane che impugna ancora la lama insanguinata, con tutta la dolcezza del mondo, gli dice le sue ultime parole: “Pure tu, Brutto fijo de na Mignotta….”

Accadde oggi, nel 44 a.C.

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