Miserere in do minore

“David Bowie che sei nei cieli, perdonami perché ho peccato”, sussurro con la testa tra le mani, rivolta agli innumerevoli santini del duca bianco che costellano la mia libreria. Mi sembra quasi che la foto in bianco e nero sull’ultimo ripiano mi strizzi bonariamente l’occhio, quello azzurro, come per dire “C’mon babe, let it out!”. Così prendo coraggio per l’amara confessione e mi inginocchio, metaforicamente però, perchè ho un ginocchio quasi fottuto.

E’ doveroso precisare che, a causa del suddetto ginocchio, ormai la mia attività fisica consiste forzatamente nell’ acqua fitness, in un habitat che pullula di grassone over 50 o Milfone lampadate con le tette rifatte. La piscina è senza dubbio l’inferno per tutti gli amanti del rock chiamati ad espiare i loro eccessi alimentari, dove la colonna sonora vigente è un medley ripetitivo e assordante di House e Commerciale di bassa lega. Inoltre, con le cuffie  e costumi interi mortificanti, la figura femminile è ridotta alla stregua di un imbarazzante preservativo umano. Ad alimentare questo profondo disagio arriva lei, l’istruttrice bionda che ci guarda schifata mentre urla a bordo vasca gli esercizi scanditi da un improbabile remix di Jennifer Lopez. Come se non bastasse, poi, la trainer scolpita finge un improvviso colpo di calore che la obbliga a togliersi la maglietta solo per sfoggiare il suo piercing a forma di fiore rosa e gli addominali perfetti che nessuna di noi avrà mai.

I nuotatori liberi del sesso opposto, goffi, ciccioni e coperti da un manto peloso a chiazze, la guardano a bocca aperta e smettono di fingere di nuotare.  

Non è stato il desiderio legittimo di trascinare nell’acqua quell’anoressica piena di muscoli e di rovinarle la piega fresca di parrucchiere il motivo per cui chiedo perdono, caro David, no. La mia colpa è di gran lunga più grave.

Superato infatti l’istinto omicida, ho cominciato a sviluppare una sorta di pericolosa ammirazione per quel corpo perfetto,  e la ferrea volontà di superare con un 30 e lode la prova costume mi ha condotto ad immergermi totalmente nello sforzo sovrumano degli addominali in sospensione. È stato allora, nel delirio di onnipotenza e nella sorellanza con le sfigate compagne di vasca che si è consumato il mio peccato mortale: nel culmine della lezione, la bionda Gestapo ci incita a resistere e fa partire la powersong per eccellenza con un sorriso compiaciuto: “La notte vola” (con quanto fiato hai in gola), la hit del 1989 della allora più amata dagli italiani, Lorella Cuccarini, remixata in chiave techno. Ed è stato allora, caro David Bowie, che ho trovato la forza e la motivazione di macinare quei 200 addominali mentre cantavo con gioia ogni singola parola di quella stramaledetta canzone e ripassavo mentalmente il balletto della bionda showgirl dalle gambe chilometriche, con quelle manine che mimavano il volo di un povero uccello.

Ecco, adesso sono pronta ad espiare la mia colpa. Che dici, bastano 10 ascolti di Space Oddity seguiti da 10 di Blackstar? No eh?

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