Nel locale sanlorenzino di sabato sera io e Ginger Hair, la mia compagna d’avventure, cerchiamo di camaleontizzarci tra la folla ventenne. Per stordire la vista, offesa da esemplari maschili di dubbio gusto, Ingurgitiamo due vodka tonic a testa, cercando di risucchiare fino all’ultima misera goccia di alcol nascosta tra i cubetti di ghiaccio. Ma la vescica, si sa, non è più quella di una volta. Dopo appena un paio di canzoni, allora, ci dirigiamo con aria decisa in un cesso di toilette, rigorosamente in coppia, per onorare l’usanza tramandata da generazioni e generazioni di femmine-teenagers, che impone loro il divieto categorico di espellere i loro bisogni senza l’amica fidata di fronte.
E sia. Mentre mi dò il cambio con Ginger al trono di ceramica, ecco irrompere dall’atrio promiscuo una voce maschile che si vanta di aver vinto, quella stessa sera a picchetto, l’ingente somma di euro 120. Gli occhi verdi della mia compagna di pipì avvampano come i suoi capelli e, telepaticamente, mi comunicano la diabolica idea che di lì a breve avremmo messo in atto. Apro la porta con aria minacciosa e domando con voce impostata: “Chi è quello che ha vinto 100 euro?”
Una mano si alza prontamente: “Veramente sono 120!” esulta il poveraccio arricchito.
“Bravo. Offrici da bere adesso”, gli comando perentoriamente e mi dirigo verso il bar. Quello mi segue senza fiatare, con l’aria da cagnolino ubbidiente.
Dopo una serie di cocktails tipo Moscow Mule e Dark&Stormy, i cui improbabili nomi celano dosi massicce di rum e vodka, trovo il coraggio di mettermi in ginocchio davanti al DJ pluritatuato, implorandolo di togliere il medley sputtanato anni 50 e di mettere subito, e sottolineo subito, gli Smiths. Ma non era la serata anni 80? Quello annuisce con la bocca da selfie e la cuffia incassata tra spalla e orecchio, mentre rotea l’indice come per dire: dopo, dopo.
Mi accontento provvisoriamente dei New Order seguiti dai Visage, e tutto si dissolve nel grigio delle facce sfocate che mi ballano accanto. Mentre danzo felice, tra l’oscurità flashata dalle strobo, ecco che mi si para innanzi uno di quei nerd che non ti augureresti mai di incrociare con lo sguardo da ubriaca: felpa oversize anni 90, faccia ebete, jeans sbracati e pure un po’ basso. Mi guarda con aria ammiccante e il sopracciglio alzato, ma la mia lentezza di riflessi mi impedisce di distogliere in fretta lo sguardo. Lui, senza staccare gli occhi da me, con molta nonchalance avvicina il dito indice destro alla cavità nasale e comincia una perlustrazione approfondita, continuando ad atteggiarsi da latin lover. In quell’infinito ravanamento, ecco frapporsi fra me e lo scaccolatore il fedele cagnolino che scodinzola lieto mentre mi porge l’ennesimo bicchiere di plastica. ” Vino bianco!” mi urla nell’orecchio. Lo guardo con aria schifata: “Ma come ti viene in mente di portarmi del vino? Ma dove vivi?? Lo sai che non bisogna mai mischiare superalcolici con vino? MAI!! ” Nel climax della mia ira, arriva finalmente la voce di Morrissey con gli Smiths a placare ogni disgusto. Canto come non ci fosse un domani, anche se l’uomo-cane tenta in tutti i modi di attirare la mia attenzione sprecando parole troppo vicino al mio spazio vitale. Una sconosciuta pischella ha pietà di me e mi strappa a quel supplizio, tirandomi per un braccio e coinvolgendomi in una danza liberatoria. Quel segugio bastonato si allontana così, con la coda tra le gambe, cercando disperatamente un’altra padrona da compiacere. Nel suo tragitto verso il bancone viene però fermato da una mano destra, quella stessa mano destra alla quale apparteneva il dito-trivella. La giusta punizione, penso, per aver osato abbassare la mia gradazione alcolica.
Che avventure…o disavventure? !
Lalu
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